Se tu sei uno startupper io sono un tennista professionista

redazione / 15 May 2015

Chi mi conosce o ha avuto a che fare con me per motivi professionali, sa che raramente mi capita di alterarmi o di alzare i toni. Questa mattina però, leggendo un articolo a firma Augusto Coppola su Startupitalia mi è successo. Non me ne voglia il buon Augusto Coppola, che non ho il piacere di conoscere e, che sia chiaro, dell’articolo “gli errori dello startupper” non metto in discussione né lui (come potrei?) né i contenuti del post.

Me la prendo seriamente con la definizione di startupper! In particolare mi sconfortano il proliferare di “startupper” nonché l’uso e l’abuso di un termine che fino a qualche anno fa in pochi utilizzavano nel linguaggio quotidiano.

Presentazioni del tipo: “ciao sono Giuseppe, ho 21 anni, sono uno startupper, voglio fare un social network per animali domestici, lavoro alla mia idea da 3 mesi e ho già preparato il pitch ed il mio business plan dice che dal terzo anno guadagnerò 50 milioni di euro, devo solo trovare 1mln per marketing, CTO e rete vendita prima di puntare ad un round più grande in America”

Certo il contesto aiuta a giustificare almeno in parte questo fenomeno di proliferazione di aspiranti startupper:

  • la disoccupazione giovanile tocca punta del 39-40% al Sud (non che il Nord performi tanto meglio) anche per colpa delle università che sfornano migliaia di studenti con aspettative e competenze disallineate alle esigenze del mercato del lavoro
  • laspettacolarizzazione del sistema ha trasformato la fase dell’idea imprenditoriale in una sorta di gioco a premi o format per fare intrattenimento (guardate cosa succede dal 1 Dicembre sui voli Turkish Airlines)
  • la facilità di innovare data della tecnologia, da excel a powerpoint, dall’sdk per realizzare un qualsiasi app, la velocità della comunicazione (articolointeressante in cui si mette in dubbio il punto).

Vorrei cercare di finire il post in modo propositivo. Mi auguro e mi adopererò perché il ruolo dello startupper venga assimilato quantomeno culturalmente a una qualsiasi altra categoria professionale, idraulico, imbianchino, avvocato, commercialista, maestro di tennis.

Esasperando, chi di voi si farebbe operare da un dottore che fino a ieri faceva il pizzaiolo e l’altra mattina ha deciso di definirsi medico e per darsi un tono, magari, ha anche iniziato a zoppicare alla Dr. House?

Non propongo di instituire un albo di startupper, anche se l’idea non è del tutto fuori dal mondo, non penso a percorsi formativi standardizzati per quanto ne esistono di grandiosi (ad esempio Tech Peaks ha appena aperto le selezioni o lo stesso InnovAction Lab di Augusto) anche perché il mestiere dello startupper ha una componente di learning by doing unica e ben nota a chiunque lo abbia sperimentato.

Propongo e di questo mi accontento, di aggiungere “aspirante” vicino al termine startupper, per quelle persone che hanno il diritto di sognare di diventare startupper, ma, come ci racconta nel post Augusto, non hanno ancora speso del tempo su Google studiando quali idee simili alle loro ci siano in giro, non hanno un team che possa creare un prodotto basico da farsi validare dal mercato e che a fatica riescono a immaginare chi sia il loro potenziale cliente.

La prossima volta intitoliamo il post “gli errori degli aspiranti startupper” che ve ne pare?

Written by  Simone Cimminelli